Analisi | Iran-AIEA: una sospensione che mette a rischio il regime di non proliferazione nucleare
Iran-AIEA: una sospensione che mette a rischio il regime di non proliferazione nucleare
di G. Pelosi
Il 7 luglio 2017, con l’adozione del Trattato per la proibizione delle armi nucleari (TPNW), la comunità internazionale ha compiuto un passo significativo verso l’elaborazione di uno strumento giuridicamente vincolante volto a proibire lo sviluppo, il collaudo, la produzione, la fabbricazione, il trasferimento, il possesso, l’uso o la minaccia d’uso di armi nucleari da parte degli Stati. Il Trattato vieta altresì ogni forma di assistenza o incoraggiamento a compiere tali attività.
Entrato in vigore il 22 gennaio 2021, il TPNW è stato finora sottoscritto da 94 Stati, dei quali 73 lo hanno ratificato. Tuttavia, nessuno dei nove Paesi dotati di armi nucleari vi ha finora aderito, limitandone così la portata effettiva sul piano internazionale. In questo quadro l’efficacia del TPNW risulta oggi sottoposta a una prova significativa a causa del deterioramento del contesto internazionale e, in particolare, dalla crisi apertasi nel giugno-luglio 2025 con la decisione dell’Iran di sospendere la cooperazione con l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA), l’organismo delle Nazioni Unite preposto alla sicurezza nucleare.
Il presidente iraniano Masoud Pezeshkian ha promulgato una legge – approvata dal Parlamento il 25 giugno 2025 e successivamente dal Guardian Council – che prevede la riduzione dell’accesso degli ispettori dell’AIEA ai siti nucleari dislocati sul territorio nazionale. In base alle nuove disposizioni, qualsiasi futura attività ispettiva dovrà essere preventivamente autorizzata del Supreme National Security Council iraniano. Secondo quanto riportato dalla televisione di Stato, la sospensione resterà in vigore fino a quando non sarà assicurata la piena tutela delle infrastrutture nucleari e del personale addetto.
La decisione di Teheran si inserisce in un contesto regionale altamente instabile, segnato da una serie di attacchi aerei condotti da Stati Uniti e Israele nel corso del "conflitto dei 12 giorni”, contro impianti strategici situati a Fordow, Isfahan e Natanz. Le autorità iraniane hanno accusato l’AIEA di non aver condannato gli attacchi e di non aver garantito la neutralità delle ispezioni. La rilevanza della decisione iraniana è amplificata dal fatto che l’Iran è parte del Trattato di non proliferazione nucleare (TNP) sin dal 1970, e dunque formalmente vincolata agli obblighi di trasparenza e cooperazione previsti dal trattato.
La sospensione della cooperazione con l’AIEA rappresenta un potenziale punto di rottura per l’intera architettura multilaterale di disarmo e non proliferazione nucleare, basata inizialmente sul TNP, successivamente rafforzata dal TPNW, dagli accordi di salvaguardia e dai meccanismi ispettivi dell’Agenzia. Particolarmente preoccupante è il rischio che la decisione iraniana preluda a un innalzamento del livello di arricchimento dell’uranio o alla ripresa di attività nucleari non dichiarate. In questo scenario, la comunità internazionale è chiamata a riaffermare la centralità degli strumenti multilaterali di verifica e controllo, anche alla luce dell’aumento complessivo delle testate nucleari operative nel mondo: si registrano circa 9.600 testate potenzialmente pronte all’uso.
In occasione dell’anniversario dell’adozione del TPNW, la sospensione da parte dell’Iran della cooperazione con l’AIEA si configura come un segnale d’allarme circa l’erosione progressiva dei regimi esistenti di controllo degli armamenti. Essa evidenzia l’urgente necessità di un rinnovato impegno politico e diplomatico a tutela del diritto internazionale, del disarmo e della sicurezza collettiva.