La Svolta della Forza: La Germania dalla Zeitenwende alla Dottrina Merz
La “Svolta della Forza” nella Germania del premier Merz tra aumento della spesa militare e deterrente nucleare franco-tedesco
di Zoe Votta
La Germania contemporanea si presenta oggi come un attore radicalmente trasformato, in cui convergono una serie di dinamiche interconnesse che delineano un mutamento strutturale di portata tanto domestica quanto internazionale. Questo cambiamento è particolarmente evidente nell’ambito della politica di difesa e della postura strategica, ma si riflette altresì nelle mutate configurazioni interne del sistema politico nazionale.
Sul piano delle risorse allocate alla difesa, i dati forniti dal SIPRI per il 2024 mostrano un incremento significativo: la Germania ha destinato 88,5 miliardi di dollari al settore militare, consolidandosi come il primo contributore europeo in ambito NATO, superando tradizionali protagonisti quali Francia e Regno Unito. Tale aumento quantitativo della spesa militare si accompagna a una revisione qualitativa di grande rilievo. Segnala l’emergere di una cultura strategica più assertiva in una Germania progressivamente meno vincolata dalla memoria storica postbellica e più determinata a influenzare attivamente l’ordine politico e strategico del continente europeo.
Parallelamente, il contesto politico interno riflette un processo di riassetto ideologico e di ridefinizione del consenso elettorale. L’ascesa dell’estrema destra, attestata dai sondaggi che collocano Alternative für Deutschland (AfD) oltre il 20% all’inizio del 2025 si inserisce in un quadro più ampio di trasformazione guidata da un cambio di leadership e da un radicale ripensamento dell’orientamento strategico nazionale. Parallelamente, emerge un cambiamento significativo anche nell’opinione pubblica. Secondo un recente sondaggio Forsa, il 64% dei cittadini tedeschi si dichiara favorevole a una deterrenza nucleare europea autonoma, indipendente dall’ombrello statunitense—un consenso trasversale che rappresenta una rarità nel dibattito strategico tedesco. Inoltre, lo scorso 1° aprile 2025, la Germania ha ufficialmente inaugurato la sua prima base militare permanente all’estero dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, dispiegando una brigata corazzata composta da circa 5.000 unità in Lituania.
L’elezione di Friedrich Merz alla Cancelleria, avvenuta il 6 maggio 2025, segna una cesura significativa rispetto all’atteggiamento tradizionalmente cauto della politica di difesa tedesca nel secondo dopoguerra. Sotto la sua leadership, si è aperta una nuova fase caratterizzata da una marcata assertività strategica, con l’obiettivo di ampliare il profilo internazionale della Bundeswehr e rafforzare l’impegno della Germania nel quadro della sicurezza euro-atlantica.
Per comprendere appieno questo mutamento, è necessario confrontarlo con la nozione di Zeitenwende – letteralmente “svolta epocale” – annunciata dal Cancelliere Olaf Scholz nel discorso al Bundestag del 27 febbraio 2022, a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina. Con questa dichiarazione, Scholz intendeva segnare l’inizio di un’era più assertiva nella politica estera e di difesa tedesca, fondata sul superamento delle reticenze strategiche che avevano finora caratterizzato Berlino. A due anni dalla sua proclamazione, tuttavia, la Zeitenwende ha mostrato sostanziali limiti nell’attuazione.
In netta discontinuità rispetto all’approccio tradizionalmente cauto della Repubblica Federale, l’insediamento di Friedrich Merz ha inaugurato una nuova fase strategica, formalizzata nella cosiddetta dottrina Merz. Quest’ultima rappresenta una rottura sostanziale con il paradigma postbellico che, per oltre settant’anni, ha vincolato l’impiego della forza militare tedesco entro rigidi limiti normativi e simbolici, subordinandolo a una proiezione di potere essenzialmente economico-commerciale.
La nuova linea delineata dal governo Merz imprime invece una decisa accelerazione al processo di riarmo, con l’obiettivo esplicito di trasformare la Bundeswehr nel “più forte esercito convenzionale d’Europa”. Tale ambizione, ribadita con forza in occasione del Vertice NATO dell’Aia (24-25 giugno 2025), implica un superamento del tradizionale tabù tedesco nei confronti del potere armato. Il discorso pronunciato da Merz al Bundestag alla vigilia del summit ha chiarito la volontà di imprimere una nuova centralità strategica alla Germania nel contesto euro-atlantico, rivendicando un ruolo di leadership e sottolineando che la sicurezza dell’Europa non può più dipendere esclusivamente dagli Stati Uniti.
Merz, rimarcando che il sostegno americano “non è più garantito”, si è impegnato a destinare nel 2025 il 2,4% del proprio PIL alla difesa, con l’obiettivo di raggiungere il 3,5% entro il 2029, segnando un’inversione storica nelle priorità di bilancio. Il ritorno della Germania al centro dell’architettura militare del continente si colloca in un contesto di marcata crescita della spesa per la difesa da parte dei membri europei dell’Alleanza Atlantica, trainata della guerra in Ucraina, dal deterioramento percepito della sicurezza regionale e dalla crescente pressione per raggiungere il benchmark NATO del 5% del PIL. Secondo le stime del SIPRI, nel 2024 la spesa militare dei Paesi europei membri della NATO ha raggiunto i 454 miliardi di dollari, un livello senza precedenti dalla fine della Guerra Fredda. In questo quadro, la Germania non si distingue soltanto per l’entità delle risorse allocate – pari a circa il 19,5% della spesa europea dell’Alleanza – ma anche per la capacità di orientare le priorità industriali, politiche e strategiche della difesa continentale. Il progetto di riarmo tedesco poggia, infatti, su una serie di pilastri politici e finanziari inediti tra cui la riforma del freno al debito costituzionale, che ha sbloccato risorse per centinaia di miliardi di euro, destinati non solo al rafforzamento delle capacità convenzionali della Bundeswehr, ma anche al sostegno all’Ucraina (secondo partner militare dopo gli Stati Uniti) e alla costruzione di un’industria della difesa europea autonoma e integrata.
Nella politica estera, infine, Merz ha definito la Germania un attore globale “nuovamente affidabile”, impegnato a esercitare leadership attraverso le alleanze multilaterali. Di fronte a una Russia descritta come una minaccia “attiva e aggressiva” alla sicurezza dell’area euro-atlantica, il Cancelliere ha affermato: “Dobbiamo essere così forti, collettivamente, da scoraggiare qualsiasi attacco”. La riformulazione della postura tedesca si configura dunque non solo come un aggiornamento delle capacità militari, ma come una ridefinizione profonda dell’identità strategica della Germania all’interno dell’ordine europeo e transatlantico.
Nel dibattito sulla sicurezza strategica europea, riemerge con forza la questione della deterrenza nucleare continentale. A fronte dell’erosione dell’affidabilità percepita della garanzia americana e dell’intensificarsi delle minacce russe, si assiste alla progressiva riattivazione del dialogo tra Berlino e Parigi sulla “europeizzazione” della force de frappe francese. Tale proposta, già evocata da ambienti strategici tedeschi sin dagli anni Duemila, presuppone la condivisione della dottrina nucleare francese entro un quadro politico comune europeo – ipotesi che incontra ora un consenso crescente tra l’opinione pubblica e alcuni segmenti dell’élite. Tuttavia, nonostante i segnali di apertura, la Francia permane ambivalente: se da un lato si mostra disponibile a discutere forme di “ombrello condiviso” in cambio di garanzie politiche e finanziarie, dall’altro difende gelosamente la sovranità assoluta sulla propria capacità di dissuasione, vero pilastro della grandeur strategica nazionale. L’eventuale messa in comune della force de frappe, anche solo sul piano politico-diplomatico, rappresenterebbe un salto qualitativo nella costruzione di una vera autonomia strategica europea, ma espone la Francia al rischio di una diluizione della propria centralità nucleare. Dal canto suo, Mosca ha reagito con allarme alle prime indiscrezioni su una “deterrenza europea a guida francese”, evocando scenari di escalation e denunciando quella che definisce una “militarizzazione atomica dell’Unione”. In questo quadro teso, l’interlocuzione tra Berlino e Parigi sulla dimensione nucleare, benché ancora embrionale, rappresenta un potenziale spartiacque per la definizione di una postura europea autonoma, credibile e meno dipendente dall’ombrello statunitense.
L’uscita dalla storica cautela militare proietta la Germania in una fase d’incertezza strategica, segnata da dilemmi cruciali: tra deterrenza e militarizzazione, tra autonomia e dipendenza dalle potenze globali, tra responsabilità storica e volontà di superarla.