TPNW: un bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto

di M. Simoncelli

Il TPNW è un trattato dal grande valore politico, perché vieta e bandisce chiaramente e definitivamente le armi nucleari, senza rinvii o eccezioni. Al contempo è espressione del desiderio di pace dei molti Paesi che l’hanno votato in sede di Assemblea Generale dell’ONU e delle organizzazioni della società civile che l’hanno promossa per anni in partnership con alcuni governi più sensibili.

L’iter lungo vari anni fu osteggiato dalle potenze nucleari, dai loro alleati e vassalli, contrari ad un trattato che prevede un disarmo immediato e non in tempi imprecisati come recita il TNP, frutto dell’epoca storica della guerra fredda, caratterizzata dal bipolarismo USA-URSS.

I governanti di allora, convinti della necessità di un controllo degli armamenti nucleari e di una politica di non proliferazione, stipularono questo trattato, nonché altri (tra cui l’Open Skies come ulteriori misure di reciproca sorveglianza e fiducia). Di fatto si riservò ai cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (USA, URSS, Cina, Francia e Gran Bretagna) il diritto di detenere queste armi e l’opzione del disarmo in tempi non definiti, lasciando agli altri paesi firmatari del TNP la possibilità dell’uso civile dell’energia nucleare e garantendo loro la non minaccia da parte dei Paesi detentori. L’AIEA (Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica) fu incaricata della sorveglianza a livello mondiale, ma ricevette un duro colpo quando gli USA vantando prove inesistenti attaccarono l’Iraq.

Peraltro, già precedentemente, altri paesi si erano dotati di armi nucleari al di fuori del TNP, costituendo – con i cinque suddetti  il cosiddetto "club nucleare" (Israele, India, Pakistan, Corea del Nord). Tutti questi fatti hanno contribuito ad indebolire il sistema del diritto internazionale, che con il recente attacco congiunto israeliano-statunitense contro le centrali nucleari iraniane ha avuto probabilmente un colpo mortale. L’azione condotta unilateralmente e senza alcun mandato del Consiglio di Sicurezza dell’ONU rientra nella categoria delle "guerre preventive", quegli attacchi armati fatti presupponendo ipotetiche intenzioni ostili da parte di un altro Paese.

Come si può capire, il tutto avviene al di fuori del diritto internazionale, ma solo sulla base della forza militare, che in questi anni sembra essere divenuta l’unica opzione possibile per molti governi, che con leggerezza trascurano il fatto della sua possibile attuazione anche a livello nucleare, con tutte le sue drammatiche conseguenze.

Il TPNW con la sua chiarezza e la sua precisione normativa rappresenta un segnale politico ben chiaro di disarmo rivolto anche ai Paesi del "club nucleare" e ai loro alleati, che però in questa convulsa fase sembrano orientarsi in senso decisamente opposto e gravido di conseguenze.