L’approvazione del Bando delle armi nucleari avvenuta oggi con 122 voti a favore, un astenuto (Singapore) e un contrario (Olanda) presso l’Assemblea Generale dell’ONU il 7 luglio 2017 è un fatto storico di rilevanza mondiale. Anche se una trentina di paesi, quelli armati nuclearmente (Stati Uniti, Russia, Cina, Francia, Regno Unito, India, Pakistan), quelli che ospitano tali armi sul proprio territorio, in base all’accordo di “Nuclear Sharing” della NATO - (Belgio, Germania, Italia e Turchia) e i loro alleati hanno cercato di opporsi a tale trattato sin dalle prime votazioni preparatorie, la sanzione politica dell’arma nucleare è un dato compiuto. L’Olanda, pur ospitando anch’essa le B61 statunitensi sul proprio territorio, si è invece astenuta in tali votazioni, mentre la Corea del Nord si espresse favorevolmente in quella del 27/10/2016.

Il Bando, come noto, non intende porsi in contrasto con altri accordi, ma vuole essere uno stimolo necessario affinché gli arsenali nucleari vengano smantellati come prevedeva lo stesso TNP, ma che ancora ad oggi comprendono ben 4.400 testate operative, cioè pronte all’uso, più diverse altre migliaia presenti nei depositi per arrivare ad un totale di 15.000 circa.

Il Bando, non essendo accettato dalle potenze nucleari, non avrà conseguenze immediate, ma peserà moralmente e politicamente come forma di pressione internazionale, come hanno messo in evidenza i paesi sostenitori del Bando stesso. Il Bando va ad affiancarsi non solo alle tante iniziative come l’”Iniziativa Umanitaria” e le campagne condotte da ICAN, Senzatomica ed altre organizzazioni della società civile, ma anche alle Nuclear Weapons Free Zones (NWFZ), che coprono da tempo larga parte del pianeta: l’intera America Latina (1967), il Pacifico del Sud (1992), l’Asia sud-orientale (1997), l’Africa e l’Asia Centrale (2009), a testimonianza di una moltitudine di governi e di popoli che rifiutano l’ipotesi di una guerra nucleare.

L’approvazione del Bando da parte della maggioranza dell’Assemblea Generale dell’ONU certamente non porterà al disarmo immediato, date le resistenze accennate, ma sarà un importante strumento di pressione che governi e società civile potranno utilizzare per spingere gli stati riluttanti ad unirsi ad una volontà di pace planetaria.

Roma 7/7/2017
Maurizio Simoncelli
Vicepresidente
Cell. 3284081913
 
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