Da Gaza a Roma: Archivio Disarmo

premia il coraggio di tre giornalisti gazawi

di Matteo Taucci

Per due anni abbiamo conosciuto soltanto una piccola parte della tragedia che si consumava a Gaza.  E quello che sapevamo aveva l’aridità dei comunicati sul numero dei morti e dei feriti che cresceva settimana dopo settimana. Fino ad arrivare all’esorbitante numero di almeno 67.160 persone uccise e 169.679 ferite negli attacchi israeliani a Gaza dall’ottobre 2023, secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (OCHA).

Relativamente frequenti le immagini delle distruzioni materiali, della fame, dei continui sfollamenti interni, molto più rare quelle delle perdite umane. Inesistenti le testimonianze dei protagonisti. Questo si spiega col pesante blocco dell’informazione imposto dal governo israeliano. Da una parte è stato ed è tuttora impedito l’ingresso ai reporter internazionali. Dall’altro i giornalisti arabi (e palestinesi in particolare) sono oggetto di un vero e proprio tiro al bersaglio, con un numero di morti che secondo le varie stime oscilla tra i 190 e i 270.

Lentamente, però, il vuoto di notizie si è andato colmando, grazie alla crescente insofferenza dell’opinione pubblica nei confronti della strage che continuava inarrestabile, e quindi alla maggiore informazione che ha iniziato a circolare. Molto si deve alla coraggiosa azione di alcuni giovani reporter palestinesi che, superando ostacoli fisici inimmaginabili e rischiando la propria vita, sono riusciti ad assicurare una presenza a diretto contatto con gli avvenimenti e a documentarla nelle loro corrispondenze e nei video che riescono a trasmettere a un uditorio internazionale (se gli viene fatto arrivare a livello nazionale).

Tra questi giornalisti, il pubblico italiano ha imparato a conoscere tre giovani gazawi, due ragazze, Fatena Mohanna (25 anni) e Aya Ashour (24) e un ragazzo di 32 anni, Alhassan Selmi. A loro è stato assegnato il premio giornalistico Colombe d’oro per la pace, che verrà consegnato sabato 18 ottobre in Campidoglio a Roma. Aya è già in Italia, mentre Fatena e Alhassan attendono l’autorizzazione per partire.

Trentadue professori di diritto in 21 università italiane rivolgono un appello al ministro degli Esteri Antonio Tajani affinché consenta l’arrivo a Roma dei due vincitori delle Colombe d’oro ancora a Gaza: Fatena Mohanna e Alhassan Selmi. Il ruolo del giornalista è indispensabile per la diffusione delle notizie e la libertà di informazione è la condizione necessaria per la democrazia. “Partendo dal diritto alla salute minacciato dalla guerra – sottolinea Fabrizio Battistelli, presidente di Archivio Disarmo l’istituto di ricerche che promuove il premio Colombe d’oro per la pace – giustamente l’Italia ha ampliato la tutela al diritto allo studio. Bene inserire in questo percorso il diritto all’informazione, che nessuno stato di guerra è legittimato a reprimere”.