Il regime nordcoreano ha nuovamente condotto un test nucleare, il quinto della serie e la cui potenza crescente è stimata analoga a quella della bomba esplosa sulla città giapponese di Hiroshima, che fu di 16 kilotoni (1 kt= mille tonnellate di tritolo).

Il fatto appare preoccupante, in quanto attesta la volontà di Pyongyang di proseguire nel suo programma e nei suoi proclami minacciosi, che si basano anche sulla disponibilità di missili vettori dotati di un raggio d’azione crescente come i missili Taepodong-1 (2.000 km stimati) e Taepodong-2 (8.000 km stimati).

Inoltre sembra che sia le sanzioni sinora comminate sia la pressione di paesi vicini come la Cina e la Russia non abbiano sortito alcun effetto in questo ambito. Da più parti si ritiene che Pyongyang usi tale programma per tentare di ottenere aiuti economici sostanziosi, come si era tentato precedentemente di fare, ma con un sostanziale fallimento.

Ma non va dimenticato che l’arsenale nucleare nordcoreano (stimato tra i 10 vettori –secondo il SIPRI – e i 26-48 – secondo l’IISS) è comunque poca cosa rispetto a quelli presenti sul nostro pianeta.

Le stime attuali parlano di oltre 15.000 testate, per la maggioranza in possesso della Russia (7.300) e degli Stati Uniti (6.970).

Se è comunque apprezzabile tale riduzione, preoccupa il fatto non solo che il Trattato di Non Proliferazione nucleare TNP dopo quasi 50 anni non sia riuscito a portare all’eliminazione totale di queste armi, ma anche che le strategie di sicurezza di molti paesi continuino a far affidamento su di esse.

Inoltre, non va dimenticato che tali armi sono in possesso sia dei cinque paesi autorizzati dal TNP (USA, Russia, Cina, Francia e Gran Bretagna), sia di altri non firmatari (Israele, India, Pakistan e, appunto, Corea del Nord). Va aggiunto anche il fatto che, d’intesa con Washington, anche altri paesi (Germania, Belgio, Olanda, Italia e Turchia) detengono altre bombe del tipo B61.

Queste stanno venendo potenziate nel modello B61-12 e poi installate sui nuovi vettori Lockheed Martin F35 Lightning II, dotati di capacità stealth e di maggiore raggio d’azione in grado di giungere nel cuore della Russia, incrementando quindi le tensioni in atto nella nuova guerra fredda Est-Ovest. Infatti gli aerei (General Dynamics F-16 Fighting Falcon F16 e Panavia Tornado) su cui attualmente sono montate hanno un raggio raggio d’azione di 550-600 km, mentre i nuovi velivoli in corso di dispiegamento F35 raggiungono i 1.080 km.

La minaccia nucleare, pertanto, non proviene solo da Pyongyang, ma è molto più diffusa sul nostro pianeta e con responsabilità anche italiane.

 

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Maurizio Simoncelli
Vice presidente IRIAD