Evento | La Libia tra migranti e petrolio
La Libia tra migranti e petrolio
di Giorgia Pelosi e Matteo Taucci
Il 3 aprile presso l’Istituto di Ricerche Internazionali Archivio Disarmo è stato presentato “Sotto la sabbia. La Libia, il petrolio, l’Italia” (Laterza 2025), il nuovo libro di Giampaolo Cadalanu, Colomba d'oro per la Pace 2015. Il libro fa luce sull’intricato rapporto dell’Italia con la Libia, illustrando perché, durante il governo Berlusconi III, il nostro Paese ha partecipato all’intervento militare contro Gheddafi appena due anni dopo aver firmato il Trattato di Amicizia con Tripoli. Assieme all’autore, ne hanno discusso Fabrizio Battistelli, presidente di Archivio Disarmo, e Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia.
Battistelli ha sottolineato come il Paese nordafricano “solo apparentemente sia periferico nel mondo di oggi”. La realtà ci dice il contrario, in particolare per noi italiani dati i vincoli storici e la prossimità geografica con la Libia, per non parlare degli aspetti economici. In realtà la Libia non è periferica per nessuno in quanto negli ultimi anni è andata emergendo come cruciale snodo all’incrocio di tensioni e strategie diverse e contrapposte. Secondo Noury si è soliti associare la Libia all’immigrazione. Tuttavia, “questa equazione non basta a spiegare tutto” ha sottolineato il portavoce di Amnesty, la formula dovrebbe essere integrata, tenendo presente che per avere il potere occorrono le armi, per avere le armi sono necessari i soldi e per avere i soldi bisogna controllare le fonti di petrolio”.
È così che la Libia è andata in frantumi, spezzata in due tronconi e in mano a varie forze che, a seconda della convenienza, cambiano le mostrine sulla mimetica o se la tolgono del tutto per indossare il vestito buono. Rispetto al tema immigrazione è emerso -dall’intervento dell’autore e dal successivo dibattito- il peccato originale del nostro Paese (in questo caso assolutamente bipartisan) non è tanto quello di provare a dirigere i flussi migratori verso una possibile regolarità quanto piuttosto ignorare i principi fondamentali del diritto internazionale nella tutela delle persone migranti. Le norme vengono disattese non soltanto nelle drammatiche condizioni della traversata, e talvolta degli stessi salvataggi, ma anche e soprattutto a livello preventivo nella detenzione in centri disumani. Perseguiti dalla giustizia internazionale, i responsabili di questi centri come mostra il recente caso del “generale” al Masri, riescono sempre a farla franca.