Le armi nucleari nel mondo - 2025
Le armi nucleari nel mondo - 2025
di Ketrin Kolbucaj
A inizio 2025, il numero complessivo degli Stati dotati di armi nucleari rimane invariato rispetto agli anni precedenti: sono nove i Paesi che possiedono testate, per un totale di poco superiore alle 12.200 unità.[1] A detenere la quasi totalità degli armamenti sono Russia e Stati Uniti, che insieme controllano 10.636 testate nucleari — rispettivamente 5.459 russe e 5.177 statunitensi —, equivalenti a circa l’87% dell’arsenale nucleare mondiale. Oltre alle due ex superpotenze, altri sette Paesi dispongono di armamenti nucleari in misura significativamente inferiore, seppur comunque rilevante. In ordine decrescente dell’arsenale troviamo Cina (600 testate), Francia (290), Regno Unito (225), India (180), Pakistan (170), Israele (90) e Corea del Nord (50).
Occorre ricordare che nel conteggio complessivo delle testate nucleari statunitensi rientrano circa 100 bombe non strategiche di tipo B61-12, attualmente dispiegate in Europa in sostituzione delle precedenti versioni B61-3 e B61-4. Queste armi sono collocate in sei basi aeree in cinque Paesi europei membri della NATO: Italia, Belgio, Paesi Bassi, Germania e Turchia. Tale presenza è parte integrante del Nuclear Sharing della NATO, programma volto a rafforzare la strategia di deterrenza dell’Alleanza Atlantica risalente agli anni Sessanta e tuttora in vigore, che prevede che alcuni Stati alleati ospitino sul proprio territorio armi nucleari statunitensi. Le bombe restano sotto controllo esclusivo degli Stati Uniti ma, se autorizzati, potrebbero essere impiegate da aerei delle forze armate dei Paesi ospitanti. Le testate sono stazionate nelle basi di Ghedi e Aviano in Italia, Kleine Brogel in Belgio, Volkel nei Paesi Bassi, Büchel in Germania e Incirlik in Turchia.[2]
Le dichiarazioni dei governi russo e bielorusso relative al Nuclear Sharing segnano un’importante svolta strategica per la Russia e per l’intera architettura della sicurezza europea. Nel 1996, Mosca ha provveduto a riportare sul proprio territorio le ultime testate nucleari dispiegate in Bielorussia, Ucraina e Kazakistan durante la Guerra Fredda. Dopo quasi trent’anni, si registra una rinnovata volontà di tornare a collocare armamenti nucleari fuori dai confini nazionali: a partire da febbraio 2022, infatti, si susseguono dichiarazioni ufficiali del Presidente russo Vladimir Putin e del Presidente bielorusso Alexander Lukashenko circa l’intenzione di schierare armi nucleari tattiche in Bielorussia. Sebbene nella primavera del 2023 sia effettivamente iniziato l’addestramento dei piloti bielorussi all’utilizzo di questi sistemi d’arma, a oggi non ci sono evidenze che il trasferimento delle testate sia concretamente avvenuto.[3]
Delle 12.200 testate nucleari mondiali, si stima che circa 3.900 siano attualmente dispiegate presso basi militari operative. Di queste, circa 2.100 sono mantenute in stato di massima allerta operativa, montate su lanciatori — terrestri, sottomarini o aerei — e pronte all’uso in tempi estremamente ridotti. La quasi totalità delle testate effettivamente schierate è riconducibile agli arsenali di Russia e Stati Uniti, mentre una quota notevolmente più contenuta appartiene a Cina, Francia e Regno Unito. La maggior parte delle testate nucleari si trova invece custodita all’interno di depositi militari, per un totale stimato di circa 5.800 unità nel 2025. Secondo i dati più recenti del SIPRI, la distribuzione di queste testate vede in testa la Russia, con 2.591 ordigni, seguita dagli Stati Uniti con 1.930; la Cina detiene 576 testate immagazzinate, mentre l’India e il Pakistan ne possiedono rispettivamente 180 e 170; il Regno Unito conserva 105 testate, Israele 90 e la Corea del Nord 50, mentre la Francia chiude l’elenco con 10 testate depositate.
È significativo rilevare che, nel corso del 2025, Russia e Stati Uniti hanno ritirato congiuntamente poco più di 2.600 testate dai rispettivi arsenali — un numero in lieve calo rispetto all’anno precedente (circa 2.800). È tuttavia importante precisare che tali ritiri non rientrano in un processo di disarmo regolato da accordi multilaterali o da vincoli internazionali, bensì si inseriscono in programmi nazionali di ammodernamento e sostituzione delle testate esistenti, accompagnati da un potenziamento progressivo dei vettori di lancio. Questo fenomeno evidenzia come il disarmo nucleare, di fatto, resti subordinato agli sviluppi tecnologici e agli equilibri internazionali, piuttosto che a impegni vincolanti di riduzione degli arsenali.
Vettori nucleari
Per rafforzare il proprio potenziale nucleare, gli Stati dotati di armamenti strategici hanno sviluppato una vasta gamma di vettori nucleari, ossia piattaforme in grado di trasportare e lanciare armi nucleari. Tali vettori si suddividono in tre categorie principali: vettori terrestri, in cui rientrano i missili balistici, sia strategici sia non, lanciati da piattaforme fisse o mobili; vettori marittimi, che comprendono i sottomarini lanciamissili balistici; vettori aerei, ovvero i bombardieri strategici in grado di trasportare bombe nucleari o missili da crociera. Insieme, queste tre componenti costituiscono la cosiddetta triade nucleare, ritenuta essenziale per garantire la capacità di deterrenza. Tuttavia, non tutte le potenze nucleari dispongono di una triade completa: solo alcune, come Stati Uniti, Russia e Cina, possono oggi contare su una piena capacità nucleare tripartita.
Vettori terrestri
I vettori terrestri sono costituiti principalmente da missili balistici intercontinentali (ICBM), affiancati da missili balistici a medio (MRBM) e corto (SRBM) raggio. Gli ICBM, grazie alla loro portata superiore ai 5.500 chilometri, rientrano nella categoria dei sistemi strategici, mentre SRBM e MRBM — con gittate comprese tra i 500 e i 5.500 chilometri — trovano impiego in contesti più tattici e regionali. Negli ultimi anni, le principali potenze nucleari hanno avviato un processo di ammodernamento dei propri arsenali terrestri, introducendo tecnologie avanzate. Tra queste figurano i MIRV, in grado di trasportare e dirigere più testate su bersagli differenti; i missili ipersonici, che uniscono velocità estreme a capacità di manovra elevata, rendendoli particolarmente difficili da intercettare; e i missili dual-capable, capaci di essere armati sia con testate convenzionali sia nucleari, aumentando l’ambiguità strategica e complicando la risposta dell’avversario.
Vettori marittimi
I vettori marittimi nucleari sono principalmente costituiti da sottomarini lanciamissili balistici (SSBN). Questi sottomarini sono progettati per trasportare e lanciare missili balistici nucleari (SLBM) da una posizione sommersa, rendendoli estremamente difficili da localizzare e quindi molto efficaci per garantire una capacità di second strike in caso di attacco nemico. Ogni SSBN può trasportare un numero variabile di SLBM.
Attualmente, il possesso di sottomarini lanciamissili balistici è prerogativa di un numero ristretto di potenze. Gli Stati Uniti guidano la classifica con una flotta composta da 14 SSBN, seguiti dalla Russia con 12 unità operative. La Cina dispone di almeno 6 sottomarini di questo tipo, mentre Regno Unito e Francia ne schierano 4 ciascuno. L’India, invece, possiede attualmente 2 SSBN operativi. Per quanto riguarda la Corea del Nord, Israele e il Pakistan, le informazioni disponibili indicano che queste nazioni dispongono esclusivamente di sottomarini convenzionali, privi di capacità nucleare strategica.
Vettori aerei
I vettori aerei comprendono bombardieri e caccia in grado di trasportare e rilasciare armi nucleari, sotto forma di bombe a caduta o missili da crociera lanciati dal cielo. A guidare questa componente sono Stati Uniti e Russia: i primi dispongono di 65 bombardieri strategici tra B-52H e B-2A, i secondi di 67 tra Tu-95MS e Tu-160. Gli Stati Uniti affiancano a questi anche caccia tattici dual-capable, come F‑16, F‑15E e F‑35A. La Russia può contare su una flotta non strategica di 289 velivoli.
Le altre potenze nucleari possiedono esclusivamente capacità aeree non strategiche. La Francia impiega 10 Rafale MF3/4, mentre la Cina dispone di 20 H‑6N. Il Regno Unito ha annunciato nel giugno 2025 l’acquisto di 12 F‑35A abilitati al trasporto di bombe nucleari nell’ambito NATO. L’India e il Pakistan operano rispettivamente 48 e 36 aerei con capacità nucleari. Israele, infine, possiede circa 125 aerei potenzialmente nuclear-capable, ma solo una cinquantina sarebbe effettivamente utilizzabile in attacchi nucleari.