Quale pace in Ucraina?
Come la vedono gli italiani nel sondaggio Difebarometro 11
di Fabrizio Battistelli
In concomitanza con l'inizio dei colloqui tra Russia e Stati Uniti sulla guerra russo-ucraina il bilancio dei suoi drammatici costi va di pari passo con la speranza di una pace giusta e duratura che non penalizzi l’Ucraina e che non inneschi una corsa al riarmo in Europa. Che cosa ne pensano gli italiani?
Per leggere le reazioni degli italiani a questo conflitto che ha imperversato per tre anni esatti, abbiamo dedicato un'apposita sezione di Difebarometro n. 11. Dopo il lungo partenariato con SWG, Difebarometro torna nella nuova versione nata dalla collaborazione con la società di ricerche demoscopiche Demetra, realizzando un sondaggio via Cawi su un campione di 802 intervistati rappresentativo della popolazione italiana.
Tornando alla guerra iniziata il 24 febbraio 2022 con l'invasione russa dell'Ucraina, siamo partiti dalla questione, ben lontana dall'essere chiusa, rappresentata dalle armi nucleari. Ora che dei colloqui di pace sono comunque iniziati, sarebbe sbagliato derubricare come superato l'argomento e retrocedere a un bluff le minacce nucleari di Putin. Piuttosto le allusioni nucleari prima e poi gli espliciti avvertimenti della Russia sono parte della logica strategica della deterrenza e della contro-deterrenza. In base ad essa ogni contendente cerca di condizionare l'altro, chi agitando la minaccia delle testate nucleari (magari "solo" tattiche) e chi ignorando ostentatamente parole e gesti dell'avversario.
Il margine di incertezza che l’azione intimidatoria lascia dietro di sé si riflette nel campione, anche se la maggioranza degli intervistati non crede che la guerra si estenda ai paesi confinanti (52%), che la Russia userà armi nucleari in Ucraina (58%) o nei paesi dell'Est europeo appartenenti alla Nato (64%), e infine che scoppi una guerra mondiale (58%). D'altro canto le percentuali di coloro che non escludono del tutto l'eventualità di ciascuna di queste ipotesi (tra 1/4 e 1/3 degli intervistati) mostra che la preoccupazione nucleare esiste (v. fig. 1).
Archivio Disarmo, Difebarometro n.11, Febbraio 2025.
Il radicamento nell'opinione pubblica italiana di quello che è stato definito il "tabù nucleare" (la ferma avversione all'idea che uno Stato ricorra alle atomiche) è dimostrato dal rifiuto, nettamente prevalente tra gli intervistati (57%), di rispondere con le stesse armi alla Russia qualora facesse uso di testate nucleari in Ucraina, a fronte di un 27% che invece reagirebbe con testate nucleari di varia potenza (v. fig. 2).
Archivio Disarmo, Difebarometro n.11, Febbraio 2025.
Al campione è stato chiesto quanto è d’accordo con alcune affermazioni relative alla posizione da assumere sulla guerra russo-ucraina. Mettere al primo posto il conseguimento del cessate il fuoco e della pace riscuote l'83% dei consensi a fronte di un 12% di dissensi (più un 5% che non sa o non risponde); garantire la sovranità e sicurezza dell'Ucraina raccoglie il 70% di consensi e il 22% dei dissensi. Invece, confermando la scarsa popolarità dell’invio di armi rilevata fin dall'inizio della guerra, la prosecuzione di tale opzione suscita il 54% dei dissensi a fronte del 39% dei consensi (v. fig. 3).
Archivio Disarmo, Difebarometro n.11, Febbraio 2025.
In tema di diritti dell'Ucraina i pareri variano molto. Dovendo scegliere tra differenti destini ipotizzabili per i territori occupati da Mosca, la maggioranza relativa degli intervistati (39%) ritiene che Kiev dovrebbe ottenere la restituzione sia del Donbass sia della Crimea, il 21% sostiene la restituzione del Donbass ma non della Crimea, mentre il 34% approva la rinuncia a entrambi i territori (fig. 4).
Archivio Disarmo, Difebarometro n.11, Febbraio 2025.
Quanto al posizionamento internazionale dell'Ucraina, il 50% esatto pensa che il Paese dovrebbe rimanere neutrale con una garanzia internazionale in ordine alla propria sicurezza;l'ingresso nella Nato e nell’Unione Europea è sostenuto dal 29% dei consensi; l'ingresso nell’Unione Europea ma non nella Nato dal 19% (v. fig. 5).
Archivio Disarmo, Difebarometro n.11, Febbraio 2025.
In vista di un cessate il fuoco in Ucraina e dell'avvio di un processo di pace come esito dei colloqui tra Stati Uniti e Russia è in atto a livello internazionale un dibattito molto complesso. Le variabili sono innumerevoli e le incognite difficili da decifrare, in particolare con un protagonista imprevedibile e fuori da ogni schema come Trump. Ciò è particolarmente vero per un aspetto delicatissimo come il soggetto cui affidare il compito di monitorare l'intero processo in quella che verrà attuata, se è come sperabile, sarà una complicata operazione di peace-keeping.
Non come individuazione di un preciso scenario, ma semplicemente come test sulla percezione che il campione di intervistati ha della partecipazione del nostro Paese alla soluzione della più grave crisi che l'Europa abbia affrontato da 80 anni a questa parte, abbiamo sondato il favore o la contrarietà a fornire un contingente di peace-keeping per far rispettare un accordo di pace. La stessa domanda è stata riproposta riguardo a un'altra area di crisi non meno complessa e non meno strategica: Gaza e il Libano (Paese quest'ultimo in cui l'Italia fornisce il contingente più numeroso della missione Unifil sotto l'egida delle Nazioni Unite).
Confermando la disponibilità dei nostri connazionali a sostenere le missioni multilaterali di pace e la fiducia che i contingenti italiani riscuotono in materia, sarebbe favorevole a fornire peace-keeper italiani per la pace in Ucraina una maggioranza del 58% di fronte a un 23% di oppositori e (indizio della complessità del tema) un 19% di indecisi. Una leggermente più contenuta maggioranza (53 e 51%) sarebbe favorevole a un'analoga missione rispettivamente a Gaza e nel Libano. Sul consenso relativamente minore di quest'ultima opzione possono aver pesato gli incidenti che la missione Unifil ha subìto dall'esercito israeliano (v. fig. 6).
Archivio Disarmo, Difebarometro n.11, Febbraio 2025.