Tensioni sul nucleare iraniano: un ritorno alla diplomazia è cruciale
Roma, 4 Febbraio 2025
Tensioni sul nucleare iraniano:
un ritorno alla diplomazia è cruciale
Le relazioni tra Stati Uniti e Iran tornano al centro della scena internazionale con nuove rivelazioni sul programma nucleare iraniano. Secondo il New York Times, l'intelligence americana ha rilevato che l'Iran sta cercando di sviluppare un'arma nucleare con un approccio più rapido e meno sofisticato, accelerando il processo se la leadership di Teheran dovesse prendere tale decisione.
Secondo quanto riportato dal quotidiano statunitense, Teheran potrebbe arricchire uranio al 90% in pochi giorni, il livello di purezza necessario per una bomba. Attualmente, l'Iran ha già accumulato abbastanza uranio arricchito al 60% per produrre quattro o cinque ordigni. Tuttavia, l’arricchimento del combustibile non è sufficiente: la costruzione di un’arma utilizzabile richiederebbe dai 12 ai 18 mesi, secondo le stime americane.
"La situazione attuale - afferma il vicepresidente Maurizio Simoncelli - è il risultato di decenni di tensioni e scelte politiche discutibili. La notizia fornita dall’intelligence statunitense purtroppo è la conseguenza del ritiro nel 2018 dell’amministrazione Trump dall’accordo sul nucleare iraniano (Joint Comprehensive Plan Of Action, JCPOA) raggiunto dai paesi P5+1 (USA, Russia, Cina, Francia, Regno Unito, Germania) nel luglio 2015, scegliendo la via del confronto muscolare (con la reintroduzione di sanzioni) al posto di uno spazio di dialogo diplomatico e di trattativa". Dopo il ritiro unilaterale degli Stati Uniti, l'Iran ha ripreso l'arricchimento dell'uranio, accumulando materiale sufficiente per la costruzione di ordigni nucleari.
L'Iran, indebolito sul piano regionale dopo i recenti attacchi israeliani alle sue infrastrutture strategiche, potrebbe vedere nel programma nucleare una forma di deterrenza contro le minacce esterne, sia da un punto di vista militare che come pedina per future negoziazioni con il presidente Trump. Tuttavia, l'approccio aggressivo degli Stati Uniti e le sanzioni imposte negli ultimi anni hanno solo inasprito il confronto, allontanando qualsiasi possibilità di soluzione diplomatica.
Queste strategie minano profondamente la stabilità regionale e si inseriscono in un preoccupante scenario internazionale di rinnovata proliferazione, in cui gli arsenali dei paesi del club nucleare ammontano a 12.121 testate, per lo più in dotazione a Russia (5.580) e a Stati Uniti (5.044), seguiti a distanza da Cina (500), Francia (290), Gran Bretagna (225), India (172), Pakistan (170), Israele (90) e Corea del Nord (50).
L'Istituto di Ricerche Internazionali Archivio Disarmo ribadisce la necessità di un ritorno alla diplomazia e alla non proliferazione.
Ufficio stampa:
Claudia Lamonaca
E-mail: claudia.lamonaca@archiviodisarmo.it;
Telefono: +39 347 0832 353