Quali sono i principali programmi di acquisizione dei sistemi d’arma italiani? Chi decide quali comprare? Quale futuro per le Forze armate alla luce dell’attuale contesto geo-strategico?

A queste e ad altre domande hanno cercato di rispondere i Parlamentari italiani attraverso un’indagine conoscitiva avviata dalla Commissione Difesa (IV) della XVII Legislatura il 17 luglio 2013 e terminata il 7 maggio 2014 con la pubblicazione di un documento conclusivo condiviso da tutte le forze politiche. Questa indagine è stata realizzata al fine di acquisire elementi di conoscenza e valutazione sullo stato attuale dei sistemi d’arma in vista del Consiglio Europeo dei Capi di Stato e di Governo dell’Unione Europea riunitosi il 19 e 20 dicembre 2013 per esaminare le questioni più rilevanti della Common Security and Defence Policy (CSDP).

I maggiori esperti del mondo istituzionale, industriale, accademico e della società civile sono stati conovocati in una serie di audizioni per avere un quadro quanto più dettagliato sui programmi di armamento e di rinnovamento dei sistemi d’arma, ottenere un contributo per l’elaborazione di un nuovo modello di difesa e rilanciare la Politica di difesa e sicurezza comune. Il Regolamento della Camera (art. 144, comma 1), infatti, permette alle Commissioni di acquisire notizie, informazioni e documenti utili ai fini dell’attività parlamentare.

I risultati sono stati pubblicati in un rapporto presentato il 26 novembre 2014 presso l’aula della Commissione Difesa della Camera dei Deputati.

All’evento hanno partecipato, oltre i membri della stessa Commissione, i vertici delle Forze armate, il direttore esecutivo dell’European Defense Agency (EDA) Claude-France Arnauld, il professore Stefano Silvestri, già Presidente dell’Istituto Affari Internazionali (IAI), l’ambasciatrice italiana presso la NATO Mariangela Zappia e altri esponenti del settore Difesa.

Tutti i partecipanti hanno riconosciuto che la principale novità di tale lavoro sta nell’aver recepito le finalità della Legge 224/2012 (cd. Legge Di Paola, nata a sua volta dalla precedente indagine conoscitiva svoltasi durante la XVI legislatura), la quale auspica un ancor più incisivo controllo parlamentare sugli investimenti e una più profonda condivisione delle responsabilità tra Governo e Parlamento per l’adeguamento dei sistemi e delle dotazioni dei militari e per la promozione di una maggiore trasparenza nei confronti dei cittadini. Secondo l’On. Scanu (PD), infatti, “la sovranità sulle politiche dei sistemi d’arma appartiene indiscutibilmente al Parlamento e, pertanto, al popolo”.

Durante la presentazione, si è sviluppato un dibattito sulla natura e sul futuro dello strumento militare, alla luce di tre fattori-chiave: il contesto geopolitico internazionale, caratterizzato da una perdurante instabilità e da nuove minacce alla sicurezza (terrorismo, attacchi informatici); gli impegni assunti dall’Italia nel rispetto delle norme costituzionali e delle alleanze internazionali; il quadro finanziario, caratterizzato dalla crisi economica che impone tagli alla spesa pubblica e, conseguentemente, al settore Difesa.   

Da tutti è stata ribadita la necessità di garantire un livello minimo di risorse, con le quali dar vita ad uno strumento militare flessibile, professionalizzato e razionale che agisca in maniera interoperabile nel contesto dell’Unione Europea e della Nato e mantenga le proprie capacità duali al servizio della società civile.

E’ stata sottolineata, inoltre, la necessità di superare nei prossimi anni il concetto di interoperabilità per dirigersi verso una piena integrazione delle FF.AA europee. In tal senso è stata affermata l’importanza di rafforzare la sinergia politica e industriale tra i paesi dell’UE nell’ambito della difesa e della sicurezza. Le istituzioni europee, attraverso le loro agenzie come l’European Defence Agency, hanno il compito di promuovere e facilitare questo processo sia delineando strategie di difesa periodicamente aggiornate sulla scorta del modello NATO, sia favorendo le realtà industriali presenti sul territorio. A tal proposito, è risultata emblematica la discussione circa l’opportunità di acquistare gli F-35, di produzione americana, al posto degli europei Eurofighter.

Gli esiti di questa indagine hanno evidenziato le prossime sfide che attendono l’Italia per assicurare la propria sicurezza e quella dei paesi alleati incoraggiando, così, la pubblicazione di un Libro Bianco della Difesa.  A 12 anni di distanza dal precedente, questo rappresenterebbe un passo fondamentale per la definizione di un concetto strategico nazionale adeguato alle nuove esigenze e rafforzerebbe il ruolo del paese nello scacchiere internazionale.

Questa iniziativa, infine, è risultata un’occasione importante per la realizzazione di un dibattito più approfondito sulle scelte in materia di sicurezza ed armamenti, maggiormente inclusivo dei soggetti non appartenenti alla sfera militare.

 

Vedi i resoconti stenografici dell'indagine>>> 

Vedi il video integrale della presentazione:

 

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